Content sì, contenti no. Specie se parliamo dei Content Creators di Instagram che lamentano ormai da tempo grandi difficoltà nel raggiungere nuovi follower e nel farsi vedere anche dai propri.
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E’ necessario quindi vagliare altre ipotesi, percorrere nuove strade. Ma questo non vuol dire che il nuovo percorso sarà semplice.
Proviamoci con Telegram.

Telegram è il concorrente diretto di WhatsApp, quindi con Instagram ha davvero poco a che fare.
Se non fosse per la novità lanciata nelle ultime settimane: la condivisione dei ricavi con i proprietari dei canali.
Ma andiamo con ordine:

Come funziona Telegram?

Telegram è un App di messaggistica, ma con il tempo si è distinta per l’utilizzo dei servizi dei canali e per la facilità di integrazione dei bot.
Su Telegram quindi si può conversare come su WhatsApp, ma a differenza di quest’ultimo non rischio di perdere le conversazioni se – ad esempio – cambio telefono, perché sarà sufficiente installare nuovamente l’applicazione.

Le chat vengono infatti conservate, sia su mobile che su pc, a meno che non si voglia tenere nascosta la conversazione con l’amante perché è stata scelta l’opzione “Chat Segreta“: questa infatti si autodistrugge dopo un periodo di tempo prestabilito. Ricorda l’opzione dei messaggi effimeri presente su WhatsApp, ma su Telegram, con l’opzione Chat Segreta, non è possibile fare screenshot e nemmeno inoltrare messaggi altrui.

La vera forza di Telegram sono i Canali.
Instagram ha introdotto i Canali Broadcast solo di recente e per quanto abbia confermato il rollout globale, questi non sono ancora disponibili per tutti i content creators.
I canali di Telegram quindi sono la vetrina perfetta per tenere aggiornato il proprio pubblico: se ad esempio (non è un esempio perché è la verità), Ok Guys avesse il suo Canale Telegram, sarebbe possibile leggere lì tutti gli articoli del blog.
SPOILER! IL CANALE TELEGRAM DI OK GUYS C’E’! —> https://t.me/okguysblog

Ed è proprio sui canali che si concentra la novità di guadagno proposta recentemente da Telegram.

Come si guadagna con Telegram?

Con Telegram si può guadagnare in visibilità, ma anche in termini più concreti. La stessa piattaforma afferma che il nuovo sistema dei compensi è il più generoso della storia: ai proprietari dei canali va il 50% delle entrate derivanti dalle inserzioni presenti nei loro canali. Non è solo il pagamento della commissione… E’ proprio uno sharing is caring. Si fa a metà.
Per accedere al sistema di retribuzione bisogna avere almeno 1000 iscritti.
In cosa consiste la monetizzazione?

Guadagnare con Telegram

Una volta che si avranno 1000 iscritti, oltre a far “salire di livello” il canale (tecnicamente si tratta di far sbloccare al canale nuove funzioni, come più storie da pubblicare, cambiare sfondo, aggiungere più reaction e così via…), si avrà accesso alla monetizzazione.

Si può ritirare l’ammontare, oppure reinvestire i guadagni in in inserzioni di Telegram, username collezionabili o giveaway Premium per premiare ad esempio gli utenti più fedeli, o costruire la propria strategia di affiliazione.
I prelievi saranno disponibili via Fragment, ma solo a partire da maggio 2024.
Fragment è una piattaforma che facilita la transazione di oggetti da collezione tra utenti e l’acquisto di servizi da terze parti; utilizza TON (Telegram Open Network), una tecnologia blockchain inizialmente sviluppata da Telegram. Parliamo quindi di valute digitali.

Già da questo sistema, si capisce che la monetizzazione su Telegram non è per tutti.
Quel 50% di compensi divisi è sì un sistema generoso, ma attenzione: vengono mostrate solo nei grandi canali pubblici. Non appaiono mai nelle chat, nella lista chat o in altre aree dell’app. Inoltre – così come per Meta – su Telegram è possibile disattivare le inserzioni abbonandosi a Premium, rendendo così abbastanza difficile per i Creators sperare nello sharing is caring, anche perché costa pochissimo, meno di quanto offre Meta.

Il sistema di monetizzazione tramite inserzioni è stato lanciato.
Telegram Business pure (che non è altro la versione blu di WhatsApp Business).
Quello che c’è da capire è, come sempre, indovinare la piattaforma giusta per il proprio business.

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