Su Instagram i follower dell’ Auschwitz Memorial, il Museo del campo di concentramento di Auschwitz, sono 173mila. Su X sono 1 milione e 600 mila. 

Una differenza abissale tra le due piattaforme in termini numerici, ma è laddove sono di più, su X (ex Twitter), che si sta verificando il drop più significativo.

Lo lamenta lo stesso Museo che con un post su X ha denunciato la perdita di 4800 follower nel solo mese di marzo.

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Il trend negativo era stato registrato già da un po’, ma nelle ultime settimane il calo è diventato preoccupante.

Qualcuno potrebbe pensare: “Ma possibile che un Ente del genere possa entrare nel gioco dei like, delle condivisioni, dei follower, dei numeri dei social insomma? “.

In realtà non è una denuncia così impensabile.

Il fine ultimo infatti, non è quello di monetizzare, anzi, di lucrare, ma quello legato alla paura di non riuscire più ad essere efficaci online nella conservazione della memoria.

Quello che probabilmente viene omesso nel post è: “conservazione della memoria tra le nuove generazioni”. 

Perché a questo punto non si tratta di denunciare semplicemente “Sto perdendo follower, aiuto!”, ma di indirizzare l’account verso quelle piattaforme dove le nuove generazioni risiedono.

Qual è l’età media degli utenti di X, Instagram e TikTok?

Secondo i dati di Semrush, la piattaforma un tempo conosciuta come Twitter risulta essere più popolare tra gli utenti che hanno un’età compresa tra i 25 ed i 34 anni

La stessa fascia d’età è anche quella che popola per la maggior parte Instagram (con il 33% degli utenti), con la differenza che abbiamo un 29% di utenti che hanno un’età compresa tra i 18 ed i 24 anni.

L’età media scende ulteriormente se andiamo a vedere la fascia più popolata su TikTok, dove vincono gli utenti che hanno un’età compresa tra i 19 ed i 29 anni. Sulla piattaforma cinese (quella che gli USA vogliono bandire…) solo il 19% è rappresentato da utenti con più di 40 anni (…eccomi…). 

A questo punto quindi, viene da chiedersi se l’account Auschwitz Memorial abbia pensato al luogo in cui potrebbe risiedere la sua audience, o comunque quella a cui si vuole rivolgere se è vero come è vero che dietro c’è un forte interesse nel tenere viva la memoria. 

Anche perché è proprio su Instagram che i commenti da parte degli utenti sembrano essere più accorati, più empatici.

Come quello di Lisa che scrive: 

“Pagine come queste sono così estremamente importanti adesso che solo pochissimi testimoni oculari sono ancora vivi. 

Non dimenticherò mai la paura negli occhi di mia nonna ogniqualvolta raccontava la sua esperienza durante la Seconda Guerra Mondiale e lei è stata fortunata abbastanza da non essere mai stata rinchiusa in campi di concentramento come quello di Auschwitz.

Era solo un ragazzina quando è stata costretta a lavorare come domestica per alcuni Russi ed alla fine è riuscita a rifugiarsi nella parte ovest della Germania. 

La paura è ciò che rende queste storie così reali ed è ovvio che sono da insegnamento per tutti noi per capire di chi ci possiamo fidare per consegnare loro la guida del Paese. Mai più è adesso”.

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