"Jacopo Ierussi, Presidente di Assoinfluencer, sull'Etica dell'Influencer Marketing in Italia" "L'Etica dell'Influencer Marketing in Italia: Parole di Jacopo Ierussi, Presidente di Assoinfluencer"

Se all’estero il CEO di Microsoft è considerato un Influencer mentre in Italia l’Influencer è chi ci insegna il Life Style, allora dobbiamo farci qualche domanda.
E a sollevarla è il Presidente di Assoinfluencer, il primo sindacato di Influencer e Content Creator, Jacopo Ierussi.

Ierussi ha accettato di rilasciare un’intervista ad Ok Guys, contattato nei giorni successivi l’uscita della notizia della stretta dell’AGcom sugli Influencer, come diretta conseguenza di quello che ormai conosciamo come Pandoro gate.

Influencer ed AgCom: regole per tutti e multe per chi sgarra

Influencer e Content Creator. Spesso questi due termini vengono usati come sinonimi, ma già nel Rapporto 2024 Influencer Trends Report a firma di CreatorIQ ( di cui parlo in questo articolo) viene sottolineato come le persone prendano sempre di più le distanze dal termine “Influencer” e preferiscano “Content Creator”.

Il motivo è semplice: come viene spiegato nel Report, i brand oggi non vogliono più qualcuno che promuova solamente un prodotto, ma vogliono qualcuno che crei contenuti accattivanti.

Quindi, se da un punto di vista prettamente tecnico, c’è una motivazione fondata, in Italia sembra che si vada in questa direzione solamente per dissociarsi da quello che è accaduto a Chiara Ferragni.

Il ruolo di Asoinfluencer diventa quindi cruciale nel momento in cui capiamo che essere Influencer è un lavoro e non un hobby ed in quanto tale deve essere correttamente remunerato e rappresentato nelle sedi opportune.

Ma se pensate che Assoinfluencer si sia schierata a favore della Ferragni, vi sbagliate: mettere assieme marketing e beneficienza comporta dei rischi e le parti (tutte) spesso l’affrontano con leggerezza, con conseguenze devastanti.

L’intervista:

Quando nasce Assoinfluencer e con quale obiettivo?

“Assoinfluencer è un’associazione di categoria professionale italiana che, dopo un periodo di esame, è stata inserita dal Ministero dello Sviluppo Economico (oggi Ministero delle Imprese e del Made in Italy) nella Sez. II dell’elenco ex L. n. 4/2013, ottenendo così il riconoscimento più alto che quest’ultimo possa conferire ad una realtà che rappresenta le professioni non organizzate in ordini o collegi.
È nata da un progetto avviato nel 2017 ed è la prima realtà in Italia (e probabilmente in Europa) costituita per rappresentare gli influencer in genere (Instagrammer, YouTuber, Streamer, etc.)  e per promuovere la categoria ha stretto diverse partnership strategiche con soggetti di primo piano ed aventi caratura nazionale.
Oggi è parte della rete di Confcommercio”.


Che trend è stato registrato negli anni in materia di tesseramento?

“Sempre in crescita con l’adesione anche di personaggi molto noti del settore.
I loro feedback positivi ci hanno rincuorato e convinto ad andare sempre più avanti.
Noi abbiamo associati con milioni di follower così come con qualche decina di migliaia, ma trattiamo tutti alla stessa stregua perché il lavoro è lavoro. La nostra mission non fa eccezioni o distinzioni”.


Credete che ci siano ancora discriminazioni – almeno in Italia – sul riconoscimento del ruolo dell’Influencer?

“Lo stato di pregiudizio generale verso la categoria, specie post Pandoro Gate, è così acuto che si parla di crisi dell’influencer marketing e si cerca di distinguere tra creator e influencer in una sorta di name whashing.
Per me, usare nomi diversi è come cambiare l’ordine degli addendi. Questa distinzione è figlia di una concezione tutta italiana, tant’è che le Linee Guida AGCOM, le regole Antitrust, la Digital Chart IAP la ignorano perché il diritto è pratico e democratico.
All’estero il CEO di Microsoft o il promotore di diritti civili è un influencer.
In Italia, anacronisticamente, l’influencer è chi parla di Life Style.
Questa è la triste verità”.


Qual è la vostra posizione in merito a quanto accaduto a Chiara Ferragni?

“La vicenda è ancora oggetto di accertamenti, ma di sicuro è la riprova che mettere assieme marketing e beneficenza comporta rischi notevoli. Sono ambiti che andrebbero tenuti ben distinti ed è evidente che Chiara Ferragni ci abbia più rimesso che guadagnato da tutta questa vicenda. Non è il senno di poi, è semplicemente stata trattata con leggerezza un’operazione che ha danneggiato l’immagine di due brand di fama. A mio avviso, in primis, è evidente una inescusabile ingenuità da parte di Balocco che era il committente e dovrebbe avere uno staff dedicato in grado di prevenire simili accadimenti. Aggiungo che troppo spesso viene sentito il parere di un legale a posteriori anziché a priori nel mondo del marketing”.


Cosa ne pensate della stretta dell’AgCom sugli Influencer?

“Siamo a favore di una regolamentazione costruttiva ed abbiamo partecipato alla prima fase di consultazione pubblica indetta da AGCOM. Abbiamo fatto richiesta di adesione anche al Tavolo Tecnico che sicuramente comporterà dei miglioramenti delle Linee Guida recentemente varate”.


Il testo prevede fino a 600mila euro di sanzioni per quanto riguarda gli obblighi di tutela dei minori. Come sapete, anche in Italia va di moda il trend di bambine che si truccano o fanno skin care, accompagnate da madri silenziose. Alla luce del testo dell’AgCom ritenete che questo tipo di contenuto possa essere a rischio?

“È ancora difficile a dirsi, non abbiamo precedenti dovuti all’applicazione delle Linee Guida e bisognerà verificare caso per caso. Certamente, quando si parla di esposizione di minori dovuta al loro coinvolgimento nel mondo dello show business, le premure non sono mai abbastanza, altrimenti si può incorrere in sanzioni di vario genere, anche gravi. Una stretta in tal senso può disincentivare comportamenti scorretti dannosi per i più giovani”.


Quale consiglio vi sentite di condividere con le persone che vogliono diventare Influencer o chi ha già raggiunto un discreto livello di notorietà?

“Ai primi di non prendere alla leggera questo percorso professionale perché impervio e molto più complesso di quanto non possa sembrare.

Ai secondi di non dimenticare la propria capacità di essere empatici verso la propria community oltre che di salvaguardare la propria autenticità e salute mentale”.

"Scopri di più sulle sfide e le prospettive dell'Influencer Marketing in Italia e l'impegno di Assoinfluencer per rappresentare la categoria." "Approfondisci le opinioni di Jacopo Ierussi, Presidente di Assoinfluencer, sulla regolamentazione dell'Influencer Marketing in Italia e le sfide attuali."