In tempi di pandemia lo Smart Working era una necessità.
Ma poi, il Covid ha aperto scenari ai quali sempre più persone sembrano non volere rinunciare: ovvero la difesa dei propri spazi, la flessibilità che rallenta i ritmi frenetici con il conseguente rischio di andare in burnout.
E’ per questo motivo che nel 2024 il nomadismo digitale sarà una delle chiavi più importanti a livello legislativo. Sia sotto un aspetto positivo che negativo, perchè da un lato si vuole attrarre i nomadi digitali, dall’altro si vuole anche creare una comunità maggiormente integrata e quindi (vedi il Portogallo) si fa marcia indietro sulle agevolazioni fiscali.
Ma nonostante questo, il numero dei nomadi digitali è destinato a crescere: secondo una previsione di uno studio condotto dal Politecnico di Milano, i lavoratori da remoto arriveranno a circa 4 milioni quest’anno, il che vul dire – allo stesso tempo – che saranno innanzitutto le aziende ad abbracciare il cambiamento.
Cosa succede, invece, se sono io che decido di mettermi in proprio, di diventare un nomade digitale per me stesso e per gli altri che come me condividono la stessa passione per i viaggi e, perchè no, anche il cibo?
Succede che scopri di avere tra le mani un progetto incredibile, di forte ispirazione e destinato a crescere nel tempo.
E’ il caso di Federico D’ubaldo, giovane romano appassionato di basket e del buon cibo, creatore del progetto dedicato alla palla a spicchi “Dunk Al Dente”, autore di 3 libri dedicati agli aneddoti più affascianti del mondo del basket (link in coda all’articolo) e co-fondatore di The Eatinerant, ovvero di come ti porto in giro per il mondo mentre continui a svolgere il tuo lavoro da remoto, ma immerso in un’esperienza unica.
L’INTERVISTA
Che cosa facevi prima di diventare un nomade digitale?
Era prima del Covid ed eravamo colleghi come Facebook Marketing Experts! Quello è stato il mio ultimo lavoro in presenza. Una volta arrivato il 2020 ho dato le dimissioni e continuato a lavorare solo da casa come freelancer facendo sales da remoto. Attenzione però perchè questo era già qualcosa che facevo dal 2018. Normalmente lavoravo dalle 9 alle 5 e una volta tornato a casa e nei weekend mi facevo 3/4 ore di vendite al giorno. Ci ho messo 2 anni per riuscire a staccarmi dal posto fisso e lavorare completamente in autonomo. E’ finalmente successo a cavallo dell’inizio del Covid.
Come nasce The Eatinerant?
The Eatinerant nasce dopo una passeggiata al lago di Bracciano durante maggio 2022.
Io ed Ola (la mia ragazza e partner) andavamo a lago per una mezza giornata di lavoro da uno dei miei bar preferiti a Trevignano, una cittadina sul lago di Bracciano e sul tragitto, passando per sentieri di campagna, abbiamo notato tante belle ville giusto a due passi dal lago. Allora ci siamo chiesti come sarebbe stato figo portare nomadi digitali in Italia, creare un pacchetto ad Hoc per loro che girasse intorno al co-working e alle esperienze culinarie, e così è nato The Eatinerant.
E’ importante dire che io ed Ola ci siamo conosciuti nel novembre 2022 ad un Business Retreat per nomadi digitali in Madeira, Portogallo, e abbiamo applicato quel concetto – cambiando il focus del servizio: non sul business ma sul cibo. Perché sul cibo? Perché siamo 2 super mangioni o foodies (come li chiamano oggi) con una grande passione per i sapori.
Ricordi quali erano le tue parole prima di iniziare?
Sinceramente no perché tutto è successo molto in fretta. Dal giorno in cui siamo andati al lago e abbiamo avuto l’idea, nei 3 giorni successivi abbiamo messo giù un business plan, fatto ricerche di mercato, contattato tutti i business partner potenziali per creare un’esperienza unica e ci siamo messi in ricerca della prima location per il primo retreat che avremmo organizzato. Fortunatamente è stato un successo con la prima edizione già sold out ed è successa a giugno 2023 – soltanto 1 mese dopo aver avuto l’idea.
Prima di quei 3 giorni, sinceramente non avevo mai pensato di organizzare eventi per nomadi digitali, tanto meno le parole. Ricordo però che all’arrivo dei primi clienti al retreat ero super nervoso e extra eccitato ahahah!
Credi che il nomadismo digitale sia stato “aiutato” dalla pandemia?
Assolutamente sì. La gente durante la pandemia ha realizzato che è solo vantaggioso lavorare da casa, sia dal punto di vista dei dipendenti che aziendale.
I dipendenti hanno più tempo libero, possono passare più tempo in famiglia, spendere molto meno tempo nel traffico e essere addirittura più produttivi.
Le aziende risparmiano tantissimo in affitto e spese legate all’ufficio. Inquiniamo di meno, e siamo tutti più felici. Credo che questo trend sarebbe arrivato comunque, ma il covid l’ha accelerato (fortunatamente).
Quali sono le professioni più richieste?
Bella domanda. Sinceramente da 2 anni a questa parte ho perso un pò di vista i lavori in tendenza dato che mi sto concentrando sul mio business. E con l’arrivo dell’intelligeza artificiale, è molto difficile rispondere. Fino a l’anno scorso avrei detto developers, designers, copywriters e quant’altro. Ma al momento li vedo lavori molto a rischio che verranno completamente sostituiti dall’AI da qui a 5-10 anni. Per come la vedo io, le industrie di vendita e marketing sono sempre quelle si va sul sicuro, anche sul lungo termine, perchè alla fine alle aziende interessa quasi solo aumentare il fatturato. Se sei bravo/a a vendere o portare contatti da chiudere, sarai sempre l’ultimo/a ad essere licenziato/a in azienda.
Quanto guadagna un nomade digitale
Molto difficile rispondere anche a questo in quanto non c’è un range preciso. Viaggiando molto incontro tantissime persone e ogni volta mi sorprendo nel vedere che lavori strani facciano. In linea di massima i nomadi digitali sono persone super-pro-attive. E’ raro incontrare qualcuno che segua solo un progetto/un lavoro. Se sono dipendenti, spesso hanno un side hustle, o magari più di uno. Altre volte sono freelancers o spesso incontri imprenditori con le proprie attività online.
Quanto guadagna un nomade digitale?
Diciamo che non c’è una busta paga che accomuna i nomadi digitali, ma sicuramente c’è quella voglia di esplorare e essere affamati di esperienze, di conoscere nuove persone, di rincorrere l’estate e di andare in paesi tropicali che costano poco. Quindi gli stipendi sono relativi al paese che si visita.
Quanto guadagna? non so dirtelo. Con uno 20/30K netti all’anno comunque, rientri perfettamente nella sfera economica del nomade digitale.
Lo definiresti uno stile di vita?
Assoutamente sì. Il nomadismo digitale è uno stile di vita!
La gente sui social guarda solo la parte bella dell’essere un nomade digitale: lavorare dal caffè in spiaggia, fare nuove esperienze, sempre al sole abbronzati, mare e quant’altro. Si parla troppo poco però della flessibilità che uno deve adottare nella propria vita. Tanta flessibilità.
Conosco tantissime persone che lavorano completamente da remoto, eppure non abbracciano questo stile di vita. Devi avere una capacità di adattamento fuori dal comune. Non è possibile inserire “Comfort zone” e “Nomadi Digitali” nella stessa frase.
Quali rischi potrebbero esserci?
Sinceramente io non ci vedo rischi, per lo meno quando non si ha ancora una famiglia.
Per esperienza dico che possono esserci questi lati “negativi”, ma non rischi:
– sentirsi a volte soli (spesso i nomadi sono solo-travellers),
– essere stressati dal gestire tutta la parte logisitca di voli, accomodations, mezzi di trasporto e quant’ altro
– mancanza di stabilità e routine, che però risolvi viaggiando lentamente. 1 mese in un paese, 1 mese in un altro e così via
Niente di esagerato.
I PRO superano nettamente i CONTRO.
Qual è il posto più bello in cui sei stato?
Giudico i paesi in base a criteri: Cibo, Meteo, Cultura, Persone, Spiagge/Coste.
Migliori paesi? Italia e Thailandia.
Migliori posti? 2 spiagge e 1 vulcano
Per me l’Italia è imbattibile. Puoi girare tutto il mondo, viaggiare a destra, sinistra, avanti e indietro, ma non troverai niente meglio dell’Italia. Se ci vivi da cittadino non è il massimo in effetti, ma se ci vivi da expat o da nomade digitale allora è imbattibile.
Per quanto riguarda posti precisi, senza dubbio la mia isola preferita Koh Pha Ngan in Thailandia: praticamente un paradiso in terra. Nello specifico Malibu Beach.
Dopo Koh Pha Ngan ti direi Isla Bianca, una lingua di spiaggia in Messico di fronte all’isola Cozumel. Tipo quelle spiagge che vedi nei film, sabbia super bianca e acque turchesi, con palme a destra e sinistra, senza turisti. Indescrivibile a parole.
Infine, Acatanengo Vulcano in Guatemala. Praticamente fai la scalata sull’ Acatenango (4 mila metri) e qualche centinaia di metri di distanza c’è un vulcano attivo, El Fuego, che puoi vedere eruttare sia di giorno che di notte.
Una volta su, spendi la notte in queste baite di legno guardando fuori la lava uscire dalla bocca di El Fuego. Ma non finisce qui. Infatti alle 4 del mattino si va sulla cima di Acatenango a vedere dall’alto El Fuego eruttare durante l’alba. Un’esperienza assurda.
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